Un PD fortemente innovato

Pubblicatoda PD Clapiz il 3 Dicembre 2013

di Claudio Romano

Una nuova, grande, vera “IMPRESA” o, solo, …. un’impresa troppo grande per noi ?!

L’altro giorno, in Clapiz, come Gruppo Cultura abbiamo fatto un bel lavoro per individuare alcune importanti azioni che potremmo sviluppare nel nostro Quartiere secondo gli obbiettivi del Circolo. In quel contesto ho pensato di proporre per la discussione, in uno dei prossimi incontri, la possibilità di costituire, nei termini e nei modi da meglio valutare, un “Oratorio Laico”.

Vedo già qualcuno di voi reagire con un balzo sulla sedia, così come, tra il serio e il faceto, alcuni del Gruppo quel giorno mi hanno subito espresso qualche perplessità sulle difficoltà, quantomeno organizzative, che il progetto comporterebbe.

Occorre quindi che mi spieghi meglio: la mia idea di fondo sarebbe quella di organizzare delle occasioni ricorrenti di aggregazione dei giovani del quartiere per discutere con loro sulle problematiche della loro età. Non certo per “rubare” i giovani ai meritevolissimi Oratori cattolici, ma nello spirito, anzi, di compendiare, sul piano prettamente laico naturalmente, l’educazione dei tanti giovani della nostra Zona nell’ambito delle tematiche ambientali, del lavoro, delle regole sociali, dell’organizzazione del proprio futuro.

Nel merito però, se me ne sarà data l’opportunità, ci torneremo una prossima volta.

Ho preso lo spunto da ciò perché mi premeva partire dal tema dell’organizzazione, o riorganizzazione, del contesto sociale e delle regole di convivenza.

Inutile dire che la questione è enorme e immani gli sforzi solo per affrontarla.

L’argomento è sicuramente già di per sé ostico, nel momento storico attuale in cui il liberismo è dilagante e sembra inarrestabile, fino a spingersi a eccessi di libertinismo o di amoralità che non risparmiano nessuna area sociale, religiosa e politica.

Auspico però che si possa facilmente convenire insieme che, congiuntamente alla più ampia questione morale, sia argomento da affrontare in fretta, con determinazione.

Penso quindi che anche all’interno del nostro Partito, che ha sempre perseguito alti ideali sociali e che oggi avverte l’esigenza di cambiare, dobbiamo, con coraggio e lucidità, innovarci sempre più nei metodi e nelle strutture.

Condivido pienamente il pensiero recentemente espresso da Fabrizio Barca, quando fa riferimento ai quattro pilastri sociali su cui cominciare nuovamente a riflettere e ad agire:

– eguaglianza, pace, cultura e avanzamento sociale;

– lavoro, concorrenza e regolazione per riequilibrare la gerarchia sociale e innovare;

– libertà delle persone nella relazione con gli altri e con l’ecosistema;

– partecipazione come fine in sé e fonte di conoscenza.

Riaffermati e chiaramente condivisi questi forti presupposti, si dovrà anche riconsiderare, però, due fenomeni della società moderna oramai fortemente consolidati:

– l’Impresa;

– l’universalizzazione.

Due aspetti sociali che si compenetrano vicendevolmente, che si innestano in un quadro mondiale che, ritengo, non possiamo limitarci a etichettare come “globalizzazione” o bollare con animo anticapitalistico. Più semplicemente potremmo, e secondo me dobbiamo, soffermarci ad analizzarne il significato strutturale organizzativo e quelli che ne sono stati gli esiti, gli esempi, migliori nel contesto dello sviluppo della vita dell’uomo moderno.

Penso, per prima cosa, che si possa facilmente convenire che la creazione di strutture di impresa e la loro diffusa moltiplicazione abbia tratto fondamentalmente origine dal desiderio di realizzazione di obbiettivi di profitto individuale, e non certo da spinte mutualistiche di comunità affini.

Oltre che fenomeno economico irreversibile, è però comunque diventato anche occasione, addirittura necessità, per studiare e scoprire regole, formule, metodi per razionalizzare sempre più l’organizzazione stessa dell’impresa.

Questa evoluzione strutturale ha così comportato, ferma la sperequazione dei profitti purtroppo, l’affinamento delle tecniche imprenditoriali e il coerente miglioramento dei comparti di ciascuna azienda “virtuosa”.

Tali sono stati, poi, i progressi compiuti dagli imprenditori più attenti a sviluppare strutture solidaristiche interne (quasi un paradosso), che essi sono riusciti a sopravvivere all’attuale “sboom” del mercato. Anche se, naturalmente, molto conta che essi non si siano fatti grandemente attrarre dalla sirena degli investimenti puramente finanziari.

Non mi soffermo a citare specifici esempi di aziende “illuminate” in quanto penso sia sufficiente scorrere le liste dei mercati finanziari per individuarle oppure, se non si è avuta magari personalmente l’opportunità di farne parte, curiosare sul web (suggerisco di cliccare “aziende virtuose”).

Tutto ciò comunque per ribadire che il premio che attende l’Impresa può essere raccolto più facilmente con un atteggiamento solidale che non perseguendo obbiettivi puramente individualistici.

Banalità fin qui ! Ma banalità che ci devono condurre, penso, a fare qualche considerazione sull’utilità di prendere a modello, per l’innovazione del nostro Partito, le strutture delle imprese più virtuose delle quali facevo cenno prima.

Tripla capriola ?! Che c’azzecca, direbbe qualcuno, la struttura di impresa con il PD ?

Quale bestialità è mai quella di voler incrociare il DNA del capitalismo con quello di un Partito che viene da posizione addirittura antagonista ?

Voglia di trasformarci ulteriormente e snaturare definitivamente la nostra anima ?

No, assolutamente. Si tratta semplicemente di adattare anche la nostra struttura di Partito ai tempi e congiuntamente rinsaldare i pilastri sociali cui facevo cenno prima.

“PERCHE’”, dunque, e “COME” ….. ?

Vediamo il “perché”.

Quale è il motore di qualsiasi impresa sana ? Ci sono degli azionisti, più o meno numerosi, che tendono a raggiungere un traguardo attraverso l’intrapresa. Essi si organizzano, distribuendo, affidando i compiti a loro rappresentanti operativi e si attendono un ritorno del proprio investimento.

E noi, del PD, non possiamo considerare anche la nostra una intrapresa, verso la felicità ? Sì, se tutti condividiamo gli obbiettivi che abbiamo già detto sopra (i 4 pilastri), e quindi tutti rappresentiamo gli azionisti della nostra Impresa.

E quindi possiamo strutturarci come un’azienda ? Sì, ne abbiamo il diritto e ne abbiamo, soprattutto, il dovere nel momento in cui pretendiamo, da azionisti, di ottenere il risultato cui unitariamente aspiriamo.

Ecco quindi la necessità, vitale, di riconoscerci tutti nei medesimi obbiettivi che, in estrema sintesi, possano tendere, se non proprio condurci subito, alla felicità esistenziale.

Peraltro abbiamo già la controprova che, laddove si perseveri nel conseguire obbiettivi diversi all’interno della medesima Impresa, per quanto perfetta possa esserne la struttura, si raggiungerà, ed anche a fatica, esclusivamente il traguardo agognato da pochi o da molti azionisti, ma non da tutti !

Vediamo adesso il “come”.

Atteso che il motore sono gli azionisti, abbiamo ora da individuare tutto quello che sta intorno al propulsore. Stando nella metafora, dobbiamo capire come strutturare la nostra macchina di Impresa. A chi affidare il volante (l’amministratore delegato ?! il direttore generale ?!) e, via via, gli altri compiti: la centralina elettronica (l’Ufficio Organizzazione ?! l’Informatica ?!), le ruote (l’Ufficio Commerciale ?!), il libretto di manutenzione (l’Ufficio Amministrazione ?! il Back Office ?!), il Codice della strada (Compliance ?! Auditing ?!) ecc. ecc..

Sbizzarritevi nell’individuare gli altri ruoli e, soprattutto, nella loro indispensabile concatenazione.

Fuor di metafora, si tratterà d’ora in poi di confrontarci e di definire assieme più concretamente la struttura operativa della nostra Grande Impresa così fortemente innovata nel giusto posizionamento dei ruoli:

noi, elettori del PD, ne siamo gli azionisti; i nostri eletti sono i delegati alle strutture operative del Partito e/o del Governo. Il bilancio “aziendale” sarà il risultato delle operazioni concordate, sia preventivamente che a consuntivo, con gli azionisti.

Questa innovazione, naturalmente, dovrà riguardare ogni livello rappresentativo, a partire dal Circolo Territoriale, a finire al Gruppo Parlamentare.

Non si tratta di ribaltare i poli del nostro mondo politico, non si aspira (come altri movimenti) a posizioni verticistiche populiste, ma si ambisce, come attori (anzi azionisti), a meglio governare i flussi decisionali della nostra vita. Per fare ciò si metteranno in campo le competenze e le esigenze dei più e si orienteranno gli organi del Partito che sceglieranno a loro volta le soluzioni gestionali più coerenti sia al proprio interno che nell’ambito delle istituzioni, rendendone peraltro sempre conto nel confronto con organismi di controllo periodici.

Non si tratta neanche di scoprire figure fascinose di leadership, né di rottamare organismi e risorse che hanno finora comunque operato per il bene comune. Si tratta di innovare i flussi organizzativi, ripeto, certamente adeguandoli ai tempi ma conformandoli sempre ai nostri principi ispiratori, non trascurando regole, codici etici e sanzioni.

Personalmente non intendo proseguire in un percorso politico che non soddisfi l’esigenza di modernizzazione di una struttura consociativa che si pone l’obbiettivo della felicità della persona.

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