Un sindaco italo americano

Pubblicatoda PD Clapiz il 3 Dicembre 2013

Ancora tre mesi fa in pochi avrebbero previsto la vittoria di Bill de Blasio. Volontario nel Nicaragua sandinista in gioventù, sposato con una poetessa afroamericana lesbica ed esponente dell’ala più a sinistra dei Democratici, sembrava avere poche chance rispetto ad avversari dall’appeal più tradizionale e rassicurante. Invece ha vinto le primarie del suo partito e poi le elezioni generali con un trionfale 70%.

Originario di Sant’Agata dei Goti nel Beneventano, de Blasio è legatissimo alle proprie radici sfoggia un perfetto italiano. Un sindaco italo-americano a New York non è una novità. La vasta comunità italiana si è da tempo affermata negli Stati Uniti. Lo Stato di New York ne è una roccaforte: il democratico Mario Cuomo ne è stato governatore, carica oggi ricoperta dal figlio Andrew, che non nasconde ambizioni presidenziali per il dopo-Obama. Il primo sindaco italiano della Grande Mela fu nei lontani anni del New Deal l’indimenticato Fiorello La Guardia, cui hanno dedicato l’aeroporto. Pragmatico, soleva affermare che non vi fosse una maniera democratica o repubblicana di pulire le strade. Poi negli anni Cinquanta fu la volta di Vincent Impellitteri. Tre decenni dopo ebbe inizio l’era Giuliani: un ex magistrato tutto d’un pezzo in prima fila nella lotta alla mafia, impegno che lo aveva condotto anche a collaborare con Giovanni Falcone. Rudolph Giuliani fu un sindaco dal pugno di ferro, che riuscì a ridurre il crimine nella metropoli ma la cui linea dura spesso non è ricordata positivamente, nonostante la forte popolarità acquisita a fine mandato come sindaco della New York ferita dall’attentato alle Torri Gemelle.

Il successo di Bill de Blasio si è fondato su due scelte-chiave. Per cominciare, non ha nascosto la “diversità” della propria famiglia: ne ha anzi fatto una bandiera e i suoi figli Dante e Chiara gli hanno dato un grande contributo ad ottenere il consenso dei giovani. Sul piano politico, invece, la parola d’ordine è stata «equality», uguaglianza. Difensore civico dei newyorkesi dal 2009, de Blasio è da anni in prima fila nel rivendicare una giustizia sociale spesso negata sotto l’amministrazione del sindaco Bloomberg e del predecessore Giuliani. Nell’ultimo ventennio il crimine e il degrado, di cui New York era caduta preda negli anni Settanta e Ottanta, si sono ridotti sensibilmente. Tuttavia in molti casi ciò è avvenuto al prezzo di politiche poco rispettose dei diritti civili, come lo «stop and frisk», che autorizza fermi e perquisizioni di cittadini senza che vi sia l’evidenza di una causa di arresto e in base a meri sospetti, inclusi fattori razziali: come è facile immaginare, un’amplissima percentuale dei fermati è costituita da neri o ispanici. Inoltre, secondo molti osservatori, l’attenzione di Bloomberg e Giuliani si è rivolta quasi esclusivamente verso la ricca Manhattan, trascurando aree più povere come il Bronx. La diseguaglianza nella metropoli americana ha raggiunto livelli preoccupanti, ben al di là della media nazionale, nell’apparente indifferenza dell’amministrazione comunale. De Blasio ha mostrato chiaramente di voler invertire la rotta: ha parlato spesso di «tale of two cities», il racconto delle due città, per mostrare il divario sociale cui vuole porre rimedio ad ogni costo.

Nel richiamare l’uguaglianza – valore fondante degli Stati Uniti d’America – come punto cardine della propria campagna, de Blasio non ha avuto timore di manifestare una visione di politica decisamente di sinistra. Nonostante l’allarmismo della stampa conservatrice, ciò non si traduce in un radicalismo accecato dall’ideologia, come già dimostrato nel servizio prestato in qualità di Difensore civico. Piuttosto, si tratta di un uomo politico coraggioso che ha scelto di condurre la campagna elettorale restando fedele ai propri ideali, cercando di promuoverli tra i cittadini invece che raccontar loro quanto volevano sentirsi dire. In ogni caso, la concreta abilità di governo di Bill de Blasio sarà messa presto alla prova: tra le sfide che lo attendono, le trattative con i sindacati dei dipendenti comunali per il rinnovo dei contratti, la spinosa gestione delle scuole newyorkesi, la promessa di conciliare la sicurezza con il rispetto dei diritti. Lì si parrà la sua nobilitate, come gli direbbe suo figlio Dante.

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